Storia di un abitante del Regno: II parte.


Luinil nella Grande Foresta

Written by Luinil

La Grande Foresta illuminata dalla luna piena, conferiva alla notte un alone di mistero…Luinil iniziò a percorrerne gli anfratti semioscuri, stringendo con forza la sua spada, pronta a reagire se il nemico le si fosse presentato immediato al suo cospetto.
In lontananza si udiva l’ululato dei lupi e man mano che i suoi passi avanzavano, quel verso orripilante si faceva così forte ed impetuoso quasi a volerla esortare ad avvicinarsi più velocemente.
I suoi occhi non erano abituati alle forme delle tenebre ed ella non nascondeva, nel profondo dell’animo, dei momenti di incertezza mista ad un lieve timore dell’ignoto, pur tuttavia lo spirito veemente ed impetuoso le urlava dentro di non arrendersi e di perseverare senza esitare, nella sua missione.
Arrivata al cospetto di una grande quercia, sentì improvvisa la necessità di riposare le sue membra poiché la strada era ancora lontana ed era necessario poter trovare un breve ristoro al fine di recuperare le forze che le sarebbero servite per la dura battaglia.
Poggiò il capo sull’enorme tronco e sollevò lo sguardo verso il cielo, non aveva notato quanto fosse bello ed immenso con le stelle che lo adornavano, la luna pareva una sovrana vicino a quelle luci così sfavillanti. 
I ricordi le si palesarono repentinamente riportandola indietro nel tempo, ad una notte simile a quella, c’era una luna così maestosa, solo che non era da sola a contemplarla... suo cugino Eldarion era con lei.
Lo rammentava come se fosse in quel preciso momento, erano usciti sgattaiolando fuori dalle mura del Regno ed in segreto avevano percorso le cavità nascoste della Grande Foresta, alla ricerca di avventure e di mostruosi incontri per poter vivere insieme battaglie indimenticabili…
Il tempo parve fermarsi, tutto intorno era come quella notte, ma qualcosa di importante era mutato, … non c’era più Eldarion. E mentre ripercorreva con la mente e con il cuore quegli attimi fuggenti, strinse energicamente la spada, l’amuleto che portava al collo iniziò a brillare, rischiarato dai pallidi raggi dell’astro lunare, quasi a volerle dire “Vai avanti con coraggio! Non devi lasciarti sconfiggere da un passato ormai tramontato.”
Chiuse gli occhi e udì un leggero alito di vento oltrepassare le fronde dell’albero, d’improvviso un flebile rumore palesò la sua presenza, di scatto la ragazza si girò, pronta alla difesa, ma da una siepe fece capolino una creatura dalle ali possenti … era un grifone rampante! Cosa ci faceva fra i cespugli? Un fioco gemito uscì dal suo becco adunco: era ferito!
Luinil, si avvicinò con attenzione, non volendogli incutere  alcunché di inquietudine. Con il palmo della mano delicatamente sfiorò  il capo dell’animale sofferente e notò una ferita sulla zampa destra anteriore, una freccia avvelenata vi si era conficcata procurando dolori atroci ed il cui veleno sarebbe arrivato ben presto a far sopperire la povera bestia. 
Luinil, aprì mestamente la sua sacca e vi estrasse una boccetta in vetro di buona fattura che serviva a curare gli effetti dell’avvelenamento, suo nonno l’aveva addestrata in maniera ottimale nella preparazione di varie pozioni tra cui anche quelle curative. Decisa, provvide a curare il grifone che subitamente riaprì gli occhi e la guardò a lungo come per volerle esprimere tutta la sua gratitudine. Tuttavia era ancora privo di forze e la donna, determinata più che mai a volerlo strappare al pericolo della morte, cercò nelle vicinanze delle lumache arcobaleno, sapeva infatti dove poterle trovare, era certa che le loro carni molto zuccherine ed energetiche, unite al guscio avente proprietà rigeneranti, avrebbero reso le forze al suo nuovo amico. Già, adesso aveva, anzi, sentiva di avere un nuovo amico, il suo essere lo percepiva, ed avrebbe fatto del tutto per non perderlo. Una volta prese le lumache arcobaleno, esse furono servite come pasto al grifone che Luinil chiamò Daeron, il quale ben presto tornò ad ergersi con tutta la sua forza.
Il giorno stava per nascere, doveva riprendere il suo viaggio e mentre riordinava le idee sul da farsi, il grifone riposava al suo fianco, ma un movimento improvviso fece esultare entrambi: proprio a due passi da loro un enorme orco grigio li prese d’assalto con l’intenzione di fare a brandelli le loro carni.
L’arciera prese il suo arco ed iniziò a scagliare le sue letali frecce piumate in veridiano, l’orco pareva però davvero imbattibile, sferrava colpi cruenti, riuscendo a sfiorare la sua tunica araldica che però resisteva ancora in maniera efficace.
Daeron, il grifone rampante, vedendo la sua amica in enorme difficoltà, agitò le sue possenti ali ed aprendo il becco mastodontico, si avvicinò minaccioso verso il nemico. L’orco, girandosi, tentò invano di sferrargli un colpo fatale, ma Luinil agilmente con la sua spada corta eccelsa, recise il grosso avambraccio dell’immonda creatura per poi finirla, troncando la sua testa con un taglio netto.
Erano salvi!
L’arciera si voltò, guardando intensamente il grifone…i loro sguardi si unirono per un breve istante che parve un’eternità.
Daeron offrì il suo dorso alla donna la quale vi salì sopra, pronta ad attraversare insieme la Grande Foresta e ad andare incontro alla regina Luthien e i suoi famelici seguaci…
I due amici si librarono così in volo e partirono verso la loro impervia avventura…


Storia di un abitante del Regno: I parte.


Luinil e il Regno di Armòdia

Written by Luinil

Era una sera come tante nel Regno di Armòdia, la luna piena risplendeva maestosa insieme alle stelle che, come ancelle fedeli, rendevano omaggio al suo pallido chiarore.
Tutto era musica e fulgore di felicità in quella serata di festa poiché il popolo banchettava ogni prima notte di plenilunio, simbolo di fertilità e di rigogliosità; numerosi contadini, provenienti dai villaggi limitrofi, portavano con loro cibi variegati e succulenti, il vino sgorgava a volontà ed ogni tanto non mancavano momenti di baruffa e bisboccia, il tutto però terminava pacificamente con fragorose e chiassose risate.
Tale clima di fratellanza e di solidarietà faceva da contrasto con ciò che accadeva al di fuori delle mura, oltre l’ignoto, tra l’oscurità della Grande Foresta.
La musica lontana sopperiva gli strani versi provenienti dagli anfratti adombri e misteriosi; a pochi passi dalla palude, sembianze sinistre si aggiravano guardinghe e fameliche, forme incerte di belve feroci, sagome imponenti, simili per metà a lupi, ma con il corpo felino di un fulvo colore che faceva da contrasto con la luce argentea dell’astro lunare…versi orripilanti accompagnavano il loro incedere sinistro, lentamente percorsero adombri sentieri fino a giungere nei pressi di un’enorme quercia ove un’arcana figura li attendeva.
Nobile e fiera, si ergeva con tutta la sua austerità, una donna il cui corpo elegantemente flessuoso era avvolto da un abito color avorio, il capo era adorno di una coroncina con smeraldi pregiati incastonati, mentre i lunghi capelli ondulati sfioravano il volto e le spalle docilmente, come volessero accarezzare quella pelle così gracile e al tempo stesso possente….gli occhi di color ghiaccio fissavano imponenti il vuoto della notte, ma se volgeva lo sguardo verso i fedeli seguaci prostrati ai suoi piedi, esso diventava rovente...
Nel frattempo all’interno delle mura del Regno, fra un bicchiere e l’altro, banchettavano allegramente due nanelfi, piccoli e rozzi con le orecchie a punta ed una lingua a V che pareva quella di un serpente.  “Ehi, ma non ne hai abbastanza di tutto quel vino che ti sei trangugiato? Vecchio balordo!” battibeccava uno di questi al suo compagno di bisbocce. “Assolutamente, continuerei in questo modo per altre ore, specie di mostricciattolo brulicante!” Tra un calice e l’altro i due amici continuarono così per un bel po’ di tempo, fin quando giunse al loro cospetto, con tutta la sua maestosità, un cavaliere leggendario appartenente alla classe del Regno, il quale, con voce imperiosa, esclamò loro: “Smettetela con questa commedia e prestate attenzione a ciò che sto per dire!” Dopo aver pronunciato queste brevi parole, regnò sovrano il silenzio, un silenzio che non faceva presagire nulla di buono. “Vi comunico” – continuò questi – “un fatto increscioso e preoccupante accaduto al cavaliere errante Malvegil, figlio di Menelvagor. È misteriosamente scomparso ……Molti dei più arditi combattenti partirono per salvarlo, ma nessuno di loro fece ritorno…Si pensa che sia stato rapito dai feroci lupi della regina Luthien!” 
Tutti, nell’udire quel nome rabbrividirono, convinti che il giovane ormai era spacciato. Subito dopo però, ripresero come se nulla fosse a festeggiare la notte, dimentichi dell’accaduto… quanta superficialità vigeva nell’animo umano! E così le loro conversazioni seguitavano nel narrare storie sui vari abitanti del posto e tra una bevuta ed un’altra, il chiacchierio si placava per poi riprendere sempre più insistentemente fino a tarda ora, quando le loro stanche membra avrebbero trovato riposo su di quelle tavolate imbandite a festa.
Non molto distante dal quel frastuono preponderante, una donna era seduta mesta e silenziosa, pareva osservare il mondo circostante e tuttavia i suoi pensieri più reconditi vagavano nel vuoto della sua anima. Tutto intorno a lei pareva effimero e fugace tant’era ella assorta nei suoi ricordi. Luinil, era il suo nome, aveva un corpo esile e minuto, i capelli biondi e gli occhi color del cielo, apparteneva ad una famiglia di semplici artigiani e fin da piccola le piaceva recarsi alla bottega di arti magiche dove suo nonno, Hirluin, vi lavorava. Questi era anche un abile combattente dell’esercito del Regno, in difesa degli abominevoli mostri provenienti dalle Paludi Putrefatte e che sovente tentavano le loro cruente invasioni. Il nonno di Luinil volle far apprendere alla nipote non solo i segreti del mestiere ovvero preparare pozioni e riconoscere erbe curative che servivano a lenire dolori e ferite di battaglia, ma altresì riuscire ad usare con maestria arco e frecce. Il nonno le spiegava le strategie di combattimento e tutto quello che le sarebbe servito nella vita. La ragazza era molto legata a suo nonno e sapeva che poteva contare sempre su di lui. Così trascorse la sua fanciullezza, nell’affetto e nella spensieratezza dei suoi dolci anni fin quando ormai cresciuta, il dolore bussò alla sua porta. Una nefasta notte, poiché le Grandi Mura dei confini del nord ancora non erano state rinforzate, una creatura malefica avente un solo arto, riuscì a scavalcare uccidendo tutti coloro che erano di guardia. Il nonno di Luinil si lanciò impavido contro l’orrendo mostro, non risparmiando alcun colpo e con coraggio lo sconfisse, ma lo scontro gli fu fatale poiché venne ferito mortalmente. 
Luinil era lì e vide tutto, accorse al suo capezzale, con il volto pallido e colmo di angoscia, posò la sua mano sulla fronte dell’uomo ormai vicino al suo ultimo respiro. Di lì cercò di soccorrerlo anche un sacerdote il quale, comprendendo che ormai non c’era più molto da fare, esaudì l’ultimo desiderio del pover’uomo ossia quello di convergere tutti i suoi ultimi ricordi e parte della sua essenza spirituale in un amuleto di zaffiro avente la forma di una stella. Tale amuleto venne regalato alla sua amata nipote, la quale promise di portarlo sempre con sé.
Mentre Luinil rammentava sofferente quel momento, stringeva tra le sue mani con forza l’amuleto, cogliendone tutto il suo potere e l’energia mistica della quale necessitava.
Gli occhi della donna dapprima fugaci e pensierosi, si voltarono improvvisamente verso quel cavaliere che pronunciò dinnanzi ai commensali il nome della regina dei lupi. Crebbe in lei il fuoco ardente della battaglia, mentre i ricordi la portarono nuovamente ad anni or sono, nei giorni più difficili dopo la morte di suo nonno. Chiuse gli occhi e le comparve la figura del suo caro cugino Eldarion, il solo che le fu accanto e che le diede il coraggio di riprendere in mano la sua vita, aiutandola ad entrare nelle Puntazzurre di Caratus, la categoria di Arcieri più letale del Regno. 
Eldarion era un nobile paladino del Regno, un abile e forte combattente, fedele alla parola di Eternus; di animo eccelso egli divenne la luce e la guida fondamentale di Luinil. Purtroppo tutto questo non fu che un’effimera illusione; durante una cruenta battaglia, al di là delle mura, contro un creatura mostruosa, Eldarion incontrò nella Grande Foresta la regina dei lupi, Luthien, e ne rimase profondamente turbato, abbagliato dalla sua figura imponente e maestosa e al tempo stesso gracile e leggiadra. La regina, in realtà, era una perfida strega che attirava con l’inganno i più arditi cavalieri del Regno per renderli suoi schiavi. Ella emanò così un malefico sortilegio che rese Eldarion, totalmente succube e inerme dinnanzi alla potenza della donna la quale lo trasformò in uno dei suoi più feroci e fedeli seguaci “il lupo bianco”.
Quanto tempo trascorse Luinil ad attendere il suo caro cugino, la cui improvvisa ed inspiegabile sparizione le procurarono un immenso vuoto ed una incommensurabile sofferenza.
Con il trascorrere dei giorni però il dolore si tramutò in una freddezza glaciale ed in una furia ardente che la portarono ad apprendere sempre più l’arte del combattimento.
Improvvisamente la ragazza riaprì gli occhi e le fiamme della lotta accesero il suo spirito: doveva salvare il cavaliere errante dalle grinfie della malefica regina.
Presa la decisione, si avviò lesta nella sua dimora, indossò la resistente tunica araldica, afferrò le frecce ed il suo arco “spezza –vento” e impugnò la spada d’acciaio. Furtivamente scavalcò con agilità le alte mura del Regno e si avviò verso la Grande Foresta.
Chissà quali insidie le riserbava, quali mostri avrebbe incontrato e quale mistero si celava all’interno di quel luogo sinistro…tuttavia ella non aveva timore.
Il dolore nel cuore per la perdita del caro nonno e di suo fratello che l’aveva abbandonata, la rese più forte e determinata. Era consapevole che ormai Eldarion era perduto per sempre, ma poteva, anzi, aveva il dovere di salvare Malvegil, il cavaliere errante, prima che accadesse l’irreparabile.
Strinse il suo magico amuleto protettivo, sapeva che sarebbe stato la sua forza, la sua ancòra di salvezza, la stella azzurra che illumina le tenebre dell’ignoto.
Era pronta per una nuova battaglia e per nuove avventure…
Non molto lontano si udiva l’ululato dei lupi…la regina Luthien l’attendeva….