Luinil e il Regno di Armòdia
Written
by Luinil
Era
una sera come tante nel Regno di Armòdia, la luna piena risplendeva maestosa
insieme alle stelle che, come ancelle fedeli, rendevano omaggio al suo pallido
chiarore.
Tutto
era musica e fulgore di felicità in quella serata di festa poiché il popolo
banchettava ogni prima notte di plenilunio, simbolo di fertilità e di
rigogliosità; numerosi contadini, provenienti dai villaggi limitrofi, portavano
con loro cibi variegati e succulenti, il vino sgorgava a volontà ed ogni tanto
non mancavano momenti di baruffa e bisboccia, il tutto però terminava
pacificamente con fragorose e chiassose risate.
Tale
clima di fratellanza e di solidarietà faceva da contrasto con ciò che accadeva
al di fuori delle mura, oltre l’ignoto, tra l’oscurità della Grande Foresta.
La
musica lontana sopperiva gli strani versi provenienti dagli anfratti adombri e
misteriosi; a pochi passi dalla palude, sembianze sinistre si aggiravano
guardinghe e fameliche, forme incerte di belve feroci, sagome imponenti, simili
per metà a lupi, ma con il corpo felino di un fulvo colore che faceva da
contrasto con la luce argentea dell’astro lunare…versi orripilanti
accompagnavano il loro incedere sinistro, lentamente percorsero adombri
sentieri fino a giungere nei pressi di un’enorme quercia ove un’arcana figura li
attendeva.
Nobile
e fiera, si ergeva con tutta la sua austerità, una donna il cui corpo
elegantemente flessuoso era avvolto da un abito color avorio, il capo era adorno
di una coroncina con smeraldi pregiati incastonati, mentre i lunghi capelli ondulati sfioravano
il volto e le spalle docilmente, come volessero accarezzare quella pelle così
gracile e al tempo stesso possente….gli occhi di color ghiaccio fissavano
imponenti il vuoto della notte, ma se
volgeva lo sguardo verso i fedeli seguaci prostrati ai suoi piedi, esso diventava
rovente...
Nel
frattempo all’interno delle mura del Regno, fra un bicchiere e l’altro,
banchettavano allegramente due nanelfi, piccoli e rozzi con le orecchie a punta
ed una lingua a V che pareva quella di un serpente. “Ehi, ma non ne hai abbastanza di tutto quel
vino che ti sei trangugiato? Vecchio balordo!” battibeccava uno di questi al
suo compagno di bisbocce. “Assolutamente, continuerei in questo modo per altre
ore, specie di mostricciattolo brulicante!” Tra un calice e l’altro i due amici
continuarono così per un bel po’ di tempo, fin quando giunse al loro cospetto,
con tutta la sua maestosità, un cavaliere leggendario appartenente alla classe
del Regno, il quale, con voce imperiosa, esclamò loro: “Smettetela con questa
commedia e prestate attenzione a ciò che sto per dire!” Dopo aver pronunciato
queste brevi parole, regnò sovrano il silenzio, un silenzio che non faceva
presagire nulla di buono. “Vi comunico” – continuò questi – “un fatto
increscioso e preoccupante accaduto al cavaliere errante Malvegil, figlio di Menelvagor.
È misteriosamente scomparso ……Molti dei più arditi combattenti partirono per
salvarlo, ma nessuno di loro fece ritorno…Si pensa che sia stato rapito dai
feroci lupi della regina Luthien!”
Tutti, nell’udire quel nome rabbrividirono,
convinti che il giovane ormai era spacciato. Subito dopo però, ripresero
come se nulla fosse a festeggiare la notte, dimentichi dell’accaduto… quanta
superficialità vigeva nell’animo umano! E così le loro conversazioni seguitavano
nel narrare storie sui vari abitanti del posto e tra una bevuta ed un’altra, il
chiacchierio si placava per poi riprendere sempre più insistentemente fino a
tarda ora, quando le loro stanche membra avrebbero trovato riposo su di quelle
tavolate imbandite a festa.
Non
molto distante dal quel frastuono preponderante, una donna era seduta mesta e
silenziosa, pareva osservare il mondo circostante e tuttavia i suoi pensieri
più reconditi vagavano nel vuoto della sua anima. Tutto intorno a lei pareva
effimero e fugace tant’era ella assorta nei suoi ricordi. Luinil, era il suo
nome, aveva un corpo esile e minuto, i capelli biondi e gli occhi color del
cielo, apparteneva ad una famiglia di semplici artigiani e fin da piccola le
piaceva recarsi alla bottega di arti magiche dove suo nonno, Hirluin, vi
lavorava. Questi era anche un abile combattente dell’esercito del Regno, in
difesa degli abominevoli mostri provenienti dalle Paludi Putrefatte e che
sovente tentavano le loro cruente invasioni. Il nonno di Luinil volle far
apprendere alla nipote non solo i segreti del mestiere ovvero preparare pozioni
e riconoscere erbe curative che servivano a lenire dolori e ferite di battaglia,
ma altresì riuscire ad usare con maestria arco e frecce. Il nonno le spiegava le
strategie di combattimento e tutto quello che le sarebbe servito nella vita. La
ragazza era molto legata a suo nonno e sapeva che poteva contare sempre su di
lui. Così trascorse la sua fanciullezza, nell’affetto e nella spensieratezza
dei suoi dolci anni fin quando ormai cresciuta, il dolore bussò alla sua porta.
Una nefasta notte, poiché le Grandi Mura dei confini del nord ancora non erano
state rinforzate, una creatura malefica avente un solo arto, riuscì a
scavalcare uccidendo tutti coloro che erano di guardia. Il nonno di Luinil si
lanciò impavido contro l’orrendo mostro, non risparmiando alcun colpo e con
coraggio lo sconfisse, ma lo scontro gli fu fatale poiché venne ferito mortalmente.
Luinil era lì e vide tutto, accorse al suo capezzale, con il volto
pallido e colmo di angoscia, posò la sua mano sulla fronte dell’uomo ormai
vicino al suo ultimo respiro. Di lì cercò di soccorrerlo anche un sacerdote il
quale, comprendendo che ormai non c’era più molto da fare, esaudì l’ultimo
desiderio del pover’uomo ossia quello di convergere tutti i suoi ultimi ricordi
e parte della sua essenza spirituale in un amuleto di zaffiro avente la forma
di una stella. Tale amuleto venne regalato alla sua amata nipote, la quale
promise di portarlo sempre con sé.
Mentre
Luinil rammentava sofferente quel momento, stringeva tra le sue mani con forza
l’amuleto, cogliendone tutto il suo potere e l’energia mistica della quale
necessitava.
Gli
occhi della donna dapprima fugaci e pensierosi, si voltarono
improvvisamente verso quel cavaliere che pronunciò dinnanzi ai commensali il
nome della regina dei lupi. Crebbe in lei il fuoco ardente della battaglia,
mentre i ricordi la portarono nuovamente ad anni or sono, nei giorni più
difficili dopo la morte di suo nonno. Chiuse gli occhi e le comparve la figura
del suo caro cugino Eldarion, il solo che le fu accanto e che le diede il
coraggio di riprendere in mano la sua vita, aiutandola ad entrare nelle Puntazzurre di Caratus, la categoria di Arcieri più letale del Regno.
Eldarion era un nobile paladino del
Regno, un abile e forte combattente, fedele alla parola di Eternus; di animo
eccelso egli divenne la luce e la guida fondamentale di Luinil. Purtroppo
tutto questo non fu che un’effimera illusione; durante una cruenta battaglia, al di là delle mura, contro un creatura mostruosa, Eldarion incontrò
nella Grande Foresta la regina dei lupi, Luthien, e ne rimase profondamente
turbato, abbagliato dalla sua figura imponente e maestosa e al tempo stesso
gracile e leggiadra. La regina, in realtà, era una perfida strega che attirava
con l’inganno i più arditi cavalieri del Regno per renderli suoi schiavi. Ella
emanò così un malefico sortilegio che rese Eldarion, totalmente succube e
inerme dinnanzi alla potenza della donna la quale lo trasformò in uno dei suoi
più feroci e fedeli seguaci “il lupo bianco”.
Quanto
tempo trascorse Luinil ad attendere il suo caro cugino, la cui improvvisa ed inspiegabile
sparizione le procurarono un immenso vuoto ed una incommensurabile sofferenza.
Con
il trascorrere dei giorni però il dolore si tramutò in una freddezza glaciale ed
in una furia ardente che la portarono ad apprendere sempre più l’arte del
combattimento.
Improvvisamente
la ragazza riaprì gli occhi e le fiamme della lotta accesero il suo spirito: doveva
salvare il cavaliere errante dalle grinfie della malefica regina.
Presa la decisione, si avviò lesta nella sua
dimora, indossò la resistente tunica araldica, afferrò le frecce ed il suo arco “spezza
–vento” e impugnò la spada d’acciaio. Furtivamente scavalcò con agilità le alte
mura del Regno e si avviò verso la Grande Foresta.
Chissà quali insidie le riserbava, quali mostri
avrebbe incontrato e quale mistero si celava all’interno di quel luogo sinistro…tuttavia ella non aveva timore.
Il dolore nel cuore per la perdita del caro
nonno e di suo fratello che l’aveva abbandonata, la rese più forte e determinata.
Era consapevole che ormai Eldarion era perduto per sempre, ma poteva, anzi, aveva il dovere di salvare Malvegil, il
cavaliere errante, prima che accadesse l’irreparabile.
Strinse il suo magico amuleto protettivo,
sapeva che sarebbe stato la sua forza, la sua ancòra di salvezza, la stella
azzurra che illumina le tenebre dell’ignoto.
Era pronta per una nuova battaglia e per
nuove avventure…
Non molto lontano si udiva l’ululato dei lupi…la
regina Luthien l’attendeva….
Molto avvincente e dettagliato! Leggevo ed immaginavo ogni scena
RispondiEliminaGrazie mille!
RispondiElimina