Storia di un abitante del Regno: IV ed ultima parte.


Luinil …incontro al destino

Written by Luinil

Fiocchi di neve candida erano iniziati nuovamente a scendere dal plumbeo cielo invernale... Luinil li sentiva sfiorare il suo volto mentre Malvegil cercava di medicarle la ferita; piano piano un dolce tepore s’impadronì del suo essere, facendola destare dal dolore lancinante che l’aveva resa dapprima inerte.
Grazie alle cure del cavaliere errante, la giovane arciera aveva ritrovato la forza necessaria per poter tornare a combattere.
Voleva a tutti i costi ostacolare la regina Luthien ed i suoi seguaci che, pronti all’assedio, stavano avanzando verso il Regno di Armòdia.
Dopo essersi rifocillata e nonostante la ferita le facesse ancora male, ella si sentiva ormai pronta e rivolgendosi a Malvegil, esclamò: «Ti ringrazio per avermi prestato soccorso! Ti sei preso cura di me ed io te ne sarò per sempre grata. Ma ora voglio chiederti se sei disposto a seguirmi per la difesa del Regno di Armòdia».
Il cavaliere, senza esitare, rispose:« Sono io che devo ringraziare te per avermi liberato! La tua fermezza ed il tuo intrepido coraggio mi sono d’insegnamento e sono deciso a seguirti ovunque. Puoi contare su di me! Non avranno mai Armòdia!»
Luinil e Malvegil si strinsero con fermezza la mano, il loro sguardo ardeva dal fuoco della battaglia.
L’arciera sapeva però che non sarebbe stato facile sconfiggere Luthien poiché aveva un esercito molto potente e per questo era necessario avvalersi di supporti validi, di combattenti agili ed energici, abili all’uso di arco e frecce: gli arcieri di Càratus!
Doveva cercare il loro aiuto!
Si misero subito in marcia, la via era impervia e il freddo non era certo a loro favore, ma la determinazione era molto forte. Fra la bufera che imperversava e gli ostacoli che incrociarono lungo il percorso, Luinil e Malvegil riuscirono ben presto a giungere a Càratus.
Ivi gli arcieri erano intenti ad un giusto riposo dopo i duri allenamenti del giorno precedente. Luinil prese il suo piccolo flauto di legno, costruito anni fa dal nonno e regalatole il giorno del suo compleanno, e cominciò a suonare…una dolce melodia si elevò nell’aria destando lentamente i guerrieri i quali, incuriositi, uscirono dalle dimore chiedendosi cosa stesse accadendo.
La giovane, appena li vide lesti e disposti all’ascolto, spiegò loro la gravità della situazione e l’urgenza del sussidio di tutti. Unanimi esclamarono il loro assenso e dopo essersi equipaggiati a dovere, preparati anche i cavalli, partirono con Luinil, seguita da Malvegil, verso Armòdia. Ad ogni passo, il cuore della donna esultava poiché era in pensiero per gli abitanti del Regno: doveva arrivare assolutamente in tempo!
Oltre due ore di tragitto, finalmente davanti a loro si ergeva la torre del Regno. Vicino s’udivano spietate le grida di terrore…purtroppo l’esercito della regina era riuscito ad entrare al di là delle mura, iniziando a seminare panico e distruzione.
Con un balzo fulmineo Luinil scese da cavallo, si rivolse agli arcieri di Caràtus e disse:« Arcieri di Càratus, impugnate l’arco e siate pronti a scagliare le frecce!»
Così esclamando, le frecce in veridiano, saettanti e folgoranti, si conficcarono una dopo l’altra nelle carni degli orchi e dei lupi che cercavano selvaggiamente di imperversare sugli arcieri. La grande battaglia ebbe inizio, molti guerrieri di Càratus furono perduti, ma alla fine i restanti ebbero la meglio sul nemico. Non rimaneva che sconfiggere la perfida regina e questo “onore” spettava proprio a Luinil la quale, stringendo la sua spada corta eccelsa, si diresse al suo cospetto. Luthien aveva fra le sue mani una sfera diabolica, simbolo del suo immane potere, alzò la mano e la lanciò contro la giovane. La luce che l’oggetto magico emanava era molto potente ed ella sapeva che se l’avesse colpita sarebbe stata la fine…
D’improvviso e in maniera inaspettata le fece da scudo il lupo bianco che, parandosi davanti a lei, le salvò la vita; l’animale cadde a terra trafitto gravemente dalla sfera, prima di chiudere gli occhi per sempre, il suo sguardo si posò su Luinil, una calda lacrima scese dal suo volto.
La giovane arciera, spinta dal profondo dolore che in quell’istante provò, si avventò contro la regina, riuscendo a colpirla: finalmente la vittoria!
In ginocchio, Luinil girò il viso verso il Regno: ovunque erano fuoco e confusione, ma gli abitanti erano salvi. Una sensazione di sofferenza mista al sollievo si fece strada nel suo animo.
La neve ricopriva il sentiero, le mura e le dimore…era la notte di Natale, il dono della pace era giunto ad Armòdia.
Malvegil si rivolse a Luinil:«Siamo riusciti a salvare Armòdia! Sei una grande guerriera! Vorresti essere il capo degli arcieri di Càratus?»
La donna volse lo sguardo al cielo, fra le nubi s’intravide una stella luminosa…«Grazie Malvegil! Grazie intrepidi arcieri! Ma devo andare incontro al mio destino, sento che devo intraprendere un lungo viaggio. Devo seguire la stella azzurra, non so chi o cosa incontrerò lungo il difficoltoso cammino della vita, ma devo partire. Un giorno ci incontreremo ancora, ne sono convinta!»
Pronunciate queste parole, Luinil si alzò, salì sul suo cavallo bianco, salutò i suoi amici e si avviò incontro al suo destino…
Lontano armoniosi canti natalizi avvolgevano quella ardua e magica notte…


Storia di un abitante del Regno: III parte.


Luinil e la regina dei lupi


Written by Luinil

Il sole era sorto da poco, i raggi oltrepassavano le foglie degli alberi, sfiorando il volto di Luinil e del suo nuovo amico Daeron, mentre sorvolavano la Grande Foresta, era la prima volta che la ragazza si librava in volo: era un’esperienza unica e meravigliosa. Tutto sembrava così piccolo dall’alto, tutto pareva una piccola goccia in un immenso oceano… allungando le braccia al cielo, la ragazza poteva percepire la vera essenza della vita e sfiorare il breve istante dell’ebbrezza mattutina che quel nuovo giorno le donava.
Il grifone rampante pareva viaggiare all’unisono con lei e spiegando ancor più le sue ali, s’innalzava eminente e maestoso.
Non molto lontano, nei monti Edemon, la regina Luthien preparava il suo esercito di lupi ancestrali all’assedio del Regno di Armòdia...vicino ai suoi piedi, fedele e fiero, si prostrava il lupo bianco.
La sovrana, consapevole del suo immenso potere, era sicura della vittoria e che ben presto Armòdia sarebbe diventata la sua dimora, da lì avrebbe governato tutte le terre di Keldorania, espandendo sempre più il proprio potere e dominio. A pochi passi da lei, era possibile scorgere una figura incatenata che vinta dalle atroci sofferenze subite, aveva il volto segnato da una cupa e indicibile sofferenza: era il cavaliere errante Malvegil.
Man mano che Luinil si avvinava ai monti, un freddo pungente penetrava il suo essere ed una leggera neve iniziava a scendere lentamente quasi volesse presagire quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
Il grifone planò su una roccia…erano giunti!
Il gelo si faceva sempre più penetrante, Luinil osservava in silenzio l’altitudine dei monti e pensava che fra non molto vi sarebbe stata la resa dei conti, avrebbe finalmente visto la regina e soprattutto Eldarion…questo le conferiva una pungente fitta al cuore perché, suo malgrado, era consapevole che il suo caro cugino aveva perso l’anima per sempre, complice il maleficio che la perfida Luthien gli aveva scagliato, rendendolo suo eterno seguace: uno spietato lupo bianco, privo della propria essenza umana e spirituale.
Luinil varcò, decisa, la soglia dell’impervia ed oscura grotta, il grifone le restava accanto, guardingo e lesto nei movimenti, pronto a difenderla.
L’ululato dei lupi s’udiva nelle vicinanze e faceva da cornice a quell’antro buio e misterioso.
Improvvisamente, al termine della grotta, s’apriva un ambiente sconosciuto, una enorme distesa di manto bianco ricopriva la natura circostante, era come aver oltrepassato una realtà valicando il portale ed entrando in un mondo sconosciuto.
L’arciera era talmente assorta nell’osservare il paesaggio che solo successivamente s’accorse della presenza di una figura austera che le si avvicinò con incedere imponente.
«Allora sei tu l’arciera di Caràtus, colei che ha osato lanciarmi una sfida, volendo liberare il cavaliere errante ed ostacolare me e il mio esercito all’avanzata verso l’assedio del Regno di Armòdia?!» – esclamò imperiosa.
«In persona!» – rispose Luinil che, alzando il suo sguardo fiero, incontrò i freddi occhi di Luthien.
I lupi, con un fulmineo scatto, serrarono sia lei che il grifone, formando un cerchio concentrico ove nessuno all’interno avrebbe potuto oltrepassare.
Bisognava riflettere immediatamente ed agire senza esitazione alcuna.
Il grifone fece la prima mossa: spalancò le sue possenti ali e con il suo enorme becco adunco iniziò ad intrappolare i lupi, dilaniando le loro carni, mentre l’arciera iniziò a scagliare le frecce piumate in veridiano, non risparmiando tutte le sue forze.
I lupi ancora più agguerriti, sferravano attacchi cruenti, colpendo Luinil ripetute volte alla gamba sinistra che iniziò a sanguinare. Tuttavia ella non se ne preoccupò, aveva una missione da compiere e l’avrebbe portata fino alla fine, costi quel che costi.
Erano quasi riusciti a sbaragliare tutte le belve feroci, quando Luthien, alzando il suo sfolgorante bastone, invocò con voce solenne il nome di “Eldarion”!
Luinil, all’udire quel nome, si voltò di scatto e…lo vide!
Un lupo bianco, di altezza superiore alle altre fiere, avanzava minaccioso…era di una bellezza sconvolgente, il suo fulgido pelo emanava un bagliore senza limiti ed i suoi occhi erano penetranti, ma altrettanto glaciali.
“No!” – pensò la ragazza – “Lui non è più il mio caro cugino! Non riesco a leggere la sua anima come facevo una volta. Tutto è stato distrutto dalla perfidia di quella strega e la malvagità che sta governando il mondo, ha corrotto il suo cuore”.
Così pensando, calde lacrime bagnarono le gote, ma con gesto deciso, le tolse all'istante: non voleva palesare la propria debolezza!
Mai più avrebbe mostrato la sua profonda sensibilità!
Girandosi, impugnò la spada eccelsa e si avvicinò verso il lupo bianco, determinata a combatterlo e a liberare Malvegil che, incantenato, emetteva sofferenti lamenti.
Frattanto il grifone che aveva fatto pasto delle belve, affiancò la sua amica, pronto all’assalto difensivo.
La regina, con mostruoso ghigno, aprì il palmo della mano e, raccolte tutte le sue forze malefiche, scagliò contro il torso dell’animale un fuoco potentissimo, facendolo cadere al suolo stremato e morente.
Luinil gettò un grido acuto ed accorse al suo capezzale, i loro sguardi si sfiorarono, sentivano di essere uniti nella vita e nella morte…ella posò il capo sul torace di Daeron che esalò il suo ultimo respiro.
Fiamme di dolore e di ira percorsero il corpo e l’animo dell’arciera la quale si alzò veemente, stringendo energica la spada: la battaglia più importante della sua esistenza aveva inizio!
Con un agile salto andò verso Malvegil e lo liberò dalle catene, poi si volse verso il lupo bianco e si lanciò nella lotta. La belva la ferì numerose volte, ma non se ne preoccupò e, nonostante l’illimitata perdita di sangue che la stava indebolendo, ella non smetteva un istante di sferrare colpi.
Luthien li lasciò combattere poiché il suo astuto obiettivo era quello di assalire il Regno di Armòdia, sapeva che fin quando Luinil fosse impegnata nello scontro, lei avrebbe potuto agire indisturbata. Chiamò il suo secondo esercito, di gran lunga superiore in forza e malvagità rispetto al precedente: gli orchi neri! Ed insieme a loro, intraprese il viaggio verso il Regno di Armòdia che ben presto, era certa, sarebbe stato completamente sotto il suo giogo.
Luinil era all’estremo delle forze, stava quasi per cedere, quando improvvisamente il suo amuleto, emanò una luce blu, calda ed intensa, la luce era talmente forte che il lupo per un istante, ne rimase abbagliato.
La giovane puntò la spada verso il cuore dell’animale, ma…gli occhi la bloccarono: erano gli occhi di suo cugino Eldarion!
La spada cadde a terra ed il lupo, approfittando di quell’attimo di debolezza, ferì la ragazza che cadde esanime.
S’udì un suono in lontananza, era il richiamo della regina, e la belva, lesta, corse via per raggiungerla, lasciando l’arciera a terra.
Malvegil le si avvicinò, cercando di prestarle soccorso.
Scendeva ormai la notte…Luinil alzò lo sguardo al cielo…non nevicava più, il vento aveva portato via con sé le fredde e grigie nubi, ora dominavano imperiose le stelle insieme alla luna la cui fioca luce sfiorava docilmente il suo pallido volto…
Con la mente ripercorreva tutti i momenti belli della sua esistenza, le persone a lei care, suo nonno,suo cugino, il suo amico grifone…il suo spirito era con loro!
L’amuleto “Azzurra felicità” splendeva più che mai, pulsando ritmicamente insieme al suo “debole e forte” cuore…
Malvegil sollevò delicatamente il capo della donna, pensando che doveva assolutamente salvarla…mentre il manto dell’oscurità iniziava lentamente ad avvolgerla…





Storia di un abitante del Regno: II parte.


Luinil nella Grande Foresta

Written by Luinil

La Grande Foresta illuminata dalla luna piena, conferiva alla notte un alone di mistero…Luinil iniziò a percorrerne gli anfratti semioscuri, stringendo con forza la sua spada, pronta a reagire se il nemico le si fosse presentato immediato al suo cospetto.
In lontananza si udiva l’ululato dei lupi e man mano che i suoi passi avanzavano, quel verso orripilante si faceva così forte ed impetuoso quasi a volerla esortare ad avvicinarsi più velocemente.
I suoi occhi non erano abituati alle forme delle tenebre ed ella non nascondeva, nel profondo dell’animo, dei momenti di incertezza mista ad un lieve timore dell’ignoto, pur tuttavia lo spirito veemente ed impetuoso le urlava dentro di non arrendersi e di perseverare senza esitare, nella sua missione.
Arrivata al cospetto di una grande quercia, sentì improvvisa la necessità di riposare le sue membra poiché la strada era ancora lontana ed era necessario poter trovare un breve ristoro al fine di recuperare le forze che le sarebbero servite per la dura battaglia.
Poggiò il capo sull’enorme tronco e sollevò lo sguardo verso il cielo, non aveva notato quanto fosse bello ed immenso con le stelle che lo adornavano, la luna pareva una sovrana vicino a quelle luci così sfavillanti. 
I ricordi le si palesarono repentinamente riportandola indietro nel tempo, ad una notte simile a quella, c’era una luna così maestosa, solo che non era da sola a contemplarla... suo cugino Eldarion era con lei.
Lo rammentava come se fosse in quel preciso momento, erano usciti sgattaiolando fuori dalle mura del Regno ed in segreto avevano percorso le cavità nascoste della Grande Foresta, alla ricerca di avventure e di mostruosi incontri per poter vivere insieme battaglie indimenticabili…
Il tempo parve fermarsi, tutto intorno era come quella notte, ma qualcosa di importante era mutato, … non c’era più Eldarion. E mentre ripercorreva con la mente e con il cuore quegli attimi fuggenti, strinse energicamente la spada, l’amuleto che portava al collo iniziò a brillare, rischiarato dai pallidi raggi dell’astro lunare, quasi a volerle dire “Vai avanti con coraggio! Non devi lasciarti sconfiggere da un passato ormai tramontato.”
Chiuse gli occhi e udì un leggero alito di vento oltrepassare le fronde dell’albero, d’improvviso un flebile rumore palesò la sua presenza, di scatto la ragazza si girò, pronta alla difesa, ma da una siepe fece capolino una creatura dalle ali possenti … era un grifone rampante! Cosa ci faceva fra i cespugli? Un fioco gemito uscì dal suo becco adunco: era ferito!
Luinil, si avvicinò con attenzione, non volendogli incutere  alcunché di inquietudine. Con il palmo della mano delicatamente sfiorò  il capo dell’animale sofferente e notò una ferita sulla zampa destra anteriore, una freccia avvelenata vi si era conficcata procurando dolori atroci ed il cui veleno sarebbe arrivato ben presto a far sopperire la povera bestia. 
Luinil, aprì mestamente la sua sacca e vi estrasse una boccetta in vetro di buona fattura che serviva a curare gli effetti dell’avvelenamento, suo nonno l’aveva addestrata in maniera ottimale nella preparazione di varie pozioni tra cui anche quelle curative. Decisa, provvide a curare il grifone che subitamente riaprì gli occhi e la guardò a lungo come per volerle esprimere tutta la sua gratitudine. Tuttavia era ancora privo di forze e la donna, determinata più che mai a volerlo strappare al pericolo della morte, cercò nelle vicinanze delle lumache arcobaleno, sapeva infatti dove poterle trovare, era certa che le loro carni molto zuccherine ed energetiche, unite al guscio avente proprietà rigeneranti, avrebbero reso le forze al suo nuovo amico. Già, adesso aveva, anzi, sentiva di avere un nuovo amico, il suo essere lo percepiva, ed avrebbe fatto del tutto per non perderlo. Una volta prese le lumache arcobaleno, esse furono servite come pasto al grifone che Luinil chiamò Daeron, il quale ben presto tornò ad ergersi con tutta la sua forza.
Il giorno stava per nascere, doveva riprendere il suo viaggio e mentre riordinava le idee sul da farsi, il grifone riposava al suo fianco, ma un movimento improvviso fece esultare entrambi: proprio a due passi da loro un enorme orco grigio li prese d’assalto con l’intenzione di fare a brandelli le loro carni.
L’arciera prese il suo arco ed iniziò a scagliare le sue letali frecce piumate in veridiano, l’orco pareva però davvero imbattibile, sferrava colpi cruenti, riuscendo a sfiorare la sua tunica araldica che però resisteva ancora in maniera efficace.
Daeron, il grifone rampante, vedendo la sua amica in enorme difficoltà, agitò le sue possenti ali ed aprendo il becco mastodontico, si avvicinò minaccioso verso il nemico. L’orco, girandosi, tentò invano di sferrargli un colpo fatale, ma Luinil agilmente con la sua spada corta eccelsa, recise il grosso avambraccio dell’immonda creatura per poi finirla, troncando la sua testa con un taglio netto.
Erano salvi!
L’arciera si voltò, guardando intensamente il grifone…i loro sguardi si unirono per un breve istante che parve un’eternità.
Daeron offrì il suo dorso alla donna la quale vi salì sopra, pronta ad attraversare insieme la Grande Foresta e ad andare incontro alla regina Luthien e i suoi famelici seguaci…
I due amici si librarono così in volo e partirono verso la loro impervia avventura…


Storia di un abitante del Regno: I parte.


Luinil e il Regno di Armòdia

Written by Luinil

Era una sera come tante nel Regno di Armòdia, la luna piena risplendeva maestosa insieme alle stelle che, come ancelle fedeli, rendevano omaggio al suo pallido chiarore.
Tutto era musica e fulgore di felicità in quella serata di festa poiché il popolo banchettava ogni prima notte di plenilunio, simbolo di fertilità e di rigogliosità; numerosi contadini, provenienti dai villaggi limitrofi, portavano con loro cibi variegati e succulenti, il vino sgorgava a volontà ed ogni tanto non mancavano momenti di baruffa e bisboccia, il tutto però terminava pacificamente con fragorose e chiassose risate.
Tale clima di fratellanza e di solidarietà faceva da contrasto con ciò che accadeva al di fuori delle mura, oltre l’ignoto, tra l’oscurità della Grande Foresta.
La musica lontana sopperiva gli strani versi provenienti dagli anfratti adombri e misteriosi; a pochi passi dalla palude, sembianze sinistre si aggiravano guardinghe e fameliche, forme incerte di belve feroci, sagome imponenti, simili per metà a lupi, ma con il corpo felino di un fulvo colore che faceva da contrasto con la luce argentea dell’astro lunare…versi orripilanti accompagnavano il loro incedere sinistro, lentamente percorsero adombri sentieri fino a giungere nei pressi di un’enorme quercia ove un’arcana figura li attendeva.
Nobile e fiera, si ergeva con tutta la sua austerità, una donna il cui corpo elegantemente flessuoso era avvolto da un abito color avorio, il capo era adorno di una coroncina con smeraldi pregiati incastonati, mentre i lunghi capelli ondulati sfioravano il volto e le spalle docilmente, come volessero accarezzare quella pelle così gracile e al tempo stesso possente….gli occhi di color ghiaccio fissavano imponenti il vuoto della notte, ma se volgeva lo sguardo verso i fedeli seguaci prostrati ai suoi piedi, esso diventava rovente...
Nel frattempo all’interno delle mura del Regno, fra un bicchiere e l’altro, banchettavano allegramente due nanelfi, piccoli e rozzi con le orecchie a punta ed una lingua a V che pareva quella di un serpente.  “Ehi, ma non ne hai abbastanza di tutto quel vino che ti sei trangugiato? Vecchio balordo!” battibeccava uno di questi al suo compagno di bisbocce. “Assolutamente, continuerei in questo modo per altre ore, specie di mostricciattolo brulicante!” Tra un calice e l’altro i due amici continuarono così per un bel po’ di tempo, fin quando giunse al loro cospetto, con tutta la sua maestosità, un cavaliere leggendario appartenente alla classe del Regno, il quale, con voce imperiosa, esclamò loro: “Smettetela con questa commedia e prestate attenzione a ciò che sto per dire!” Dopo aver pronunciato queste brevi parole, regnò sovrano il silenzio, un silenzio che non faceva presagire nulla di buono. “Vi comunico” – continuò questi – “un fatto increscioso e preoccupante accaduto al cavaliere errante Malvegil, figlio di Menelvagor. È misteriosamente scomparso ……Molti dei più arditi combattenti partirono per salvarlo, ma nessuno di loro fece ritorno…Si pensa che sia stato rapito dai feroci lupi della regina Luthien!” 
Tutti, nell’udire quel nome rabbrividirono, convinti che il giovane ormai era spacciato. Subito dopo però, ripresero come se nulla fosse a festeggiare la notte, dimentichi dell’accaduto… quanta superficialità vigeva nell’animo umano! E così le loro conversazioni seguitavano nel narrare storie sui vari abitanti del posto e tra una bevuta ed un’altra, il chiacchierio si placava per poi riprendere sempre più insistentemente fino a tarda ora, quando le loro stanche membra avrebbero trovato riposo su di quelle tavolate imbandite a festa.
Non molto distante dal quel frastuono preponderante, una donna era seduta mesta e silenziosa, pareva osservare il mondo circostante e tuttavia i suoi pensieri più reconditi vagavano nel vuoto della sua anima. Tutto intorno a lei pareva effimero e fugace tant’era ella assorta nei suoi ricordi. Luinil, era il suo nome, aveva un corpo esile e minuto, i capelli biondi e gli occhi color del cielo, apparteneva ad una famiglia di semplici artigiani e fin da piccola le piaceva recarsi alla bottega di arti magiche dove suo nonno, Hirluin, vi lavorava. Questi era anche un abile combattente dell’esercito del Regno, in difesa degli abominevoli mostri provenienti dalle Paludi Putrefatte e che sovente tentavano le loro cruente invasioni. Il nonno di Luinil volle far apprendere alla nipote non solo i segreti del mestiere ovvero preparare pozioni e riconoscere erbe curative che servivano a lenire dolori e ferite di battaglia, ma altresì riuscire ad usare con maestria arco e frecce. Il nonno le spiegava le strategie di combattimento e tutto quello che le sarebbe servito nella vita. La ragazza era molto legata a suo nonno e sapeva che poteva contare sempre su di lui. Così trascorse la sua fanciullezza, nell’affetto e nella spensieratezza dei suoi dolci anni fin quando ormai cresciuta, il dolore bussò alla sua porta. Una nefasta notte, poiché le Grandi Mura dei confini del nord ancora non erano state rinforzate, una creatura malefica avente un solo arto, riuscì a scavalcare uccidendo tutti coloro che erano di guardia. Il nonno di Luinil si lanciò impavido contro l’orrendo mostro, non risparmiando alcun colpo e con coraggio lo sconfisse, ma lo scontro gli fu fatale poiché venne ferito mortalmente. 
Luinil era lì e vide tutto, accorse al suo capezzale, con il volto pallido e colmo di angoscia, posò la sua mano sulla fronte dell’uomo ormai vicino al suo ultimo respiro. Di lì cercò di soccorrerlo anche un sacerdote il quale, comprendendo che ormai non c’era più molto da fare, esaudì l’ultimo desiderio del pover’uomo ossia quello di convergere tutti i suoi ultimi ricordi e parte della sua essenza spirituale in un amuleto di zaffiro avente la forma di una stella. Tale amuleto venne regalato alla sua amata nipote, la quale promise di portarlo sempre con sé.
Mentre Luinil rammentava sofferente quel momento, stringeva tra le sue mani con forza l’amuleto, cogliendone tutto il suo potere e l’energia mistica della quale necessitava.
Gli occhi della donna dapprima fugaci e pensierosi, si voltarono improvvisamente verso quel cavaliere che pronunciò dinnanzi ai commensali il nome della regina dei lupi. Crebbe in lei il fuoco ardente della battaglia, mentre i ricordi la portarono nuovamente ad anni or sono, nei giorni più difficili dopo la morte di suo nonno. Chiuse gli occhi e le comparve la figura del suo caro cugino Eldarion, il solo che le fu accanto e che le diede il coraggio di riprendere in mano la sua vita, aiutandola ad entrare nelle Puntazzurre di Caratus, la categoria di Arcieri più letale del Regno. 
Eldarion era un nobile paladino del Regno, un abile e forte combattente, fedele alla parola di Eternus; di animo eccelso egli divenne la luce e la guida fondamentale di Luinil. Purtroppo tutto questo non fu che un’effimera illusione; durante una cruenta battaglia, al di là delle mura, contro un creatura mostruosa, Eldarion incontrò nella Grande Foresta la regina dei lupi, Luthien, e ne rimase profondamente turbato, abbagliato dalla sua figura imponente e maestosa e al tempo stesso gracile e leggiadra. La regina, in realtà, era una perfida strega che attirava con l’inganno i più arditi cavalieri del Regno per renderli suoi schiavi. Ella emanò così un malefico sortilegio che rese Eldarion, totalmente succube e inerme dinnanzi alla potenza della donna la quale lo trasformò in uno dei suoi più feroci e fedeli seguaci “il lupo bianco”.
Quanto tempo trascorse Luinil ad attendere il suo caro cugino, la cui improvvisa ed inspiegabile sparizione le procurarono un immenso vuoto ed una incommensurabile sofferenza.
Con il trascorrere dei giorni però il dolore si tramutò in una freddezza glaciale ed in una furia ardente che la portarono ad apprendere sempre più l’arte del combattimento.
Improvvisamente la ragazza riaprì gli occhi e le fiamme della lotta accesero il suo spirito: doveva salvare il cavaliere errante dalle grinfie della malefica regina.
Presa la decisione, si avviò lesta nella sua dimora, indossò la resistente tunica araldica, afferrò le frecce ed il suo arco “spezza –vento” e impugnò la spada d’acciaio. Furtivamente scavalcò con agilità le alte mura del Regno e si avviò verso la Grande Foresta.
Chissà quali insidie le riserbava, quali mostri avrebbe incontrato e quale mistero si celava all’interno di quel luogo sinistro…tuttavia ella non aveva timore.
Il dolore nel cuore per la perdita del caro nonno e di suo fratello che l’aveva abbandonata, la rese più forte e determinata. Era consapevole che ormai Eldarion era perduto per sempre, ma poteva, anzi, aveva il dovere di salvare Malvegil, il cavaliere errante, prima che accadesse l’irreparabile.
Strinse il suo magico amuleto protettivo, sapeva che sarebbe stato la sua forza, la sua ancòra di salvezza, la stella azzurra che illumina le tenebre dell’ignoto.
Era pronta per una nuova battaglia e per nuove avventure…
Non molto lontano si udiva l’ululato dei lupi…la regina Luthien l’attendeva….

Le cronache di un abitante del Regno


TROLLALBERO E I TRE SELVAGGI GOLOSI

Written by Anacleto

Nelle terre di Keldorania tutto procedeva come al solito… COME AL SOLITO??? Cosa significa “come al solito” in una terra pullulante di creature straordinarie?
Ecco, per spiegarvelo vi racconterò la storia di trollalbero; una creatura millenaria che non ha pari in tutto il mondo conosciuto.
«Coda di volpe!» disse uno dei tre selvaggi. «Io sono stanco. È tutta la mattina che camminiamo sotto al sole tirandoci dietro questi due asini cocciuti. Inizio ad avere fame e sete.»
«Tasso pazzo. Sei sempre il solito. Quando ti sei offerto volontario sapevi che saremmo andati a caccia di ieorfanti nella prateria.»
«Si, ma non sapevo che avrebbe fatto così caldo.»
«E basta!» disse il terzo selvaggio, quello più vecchio. «Adesso troviamo un riparo dal sole e ci prendiamo una pausa.»
«Artiglio d’orso, che ne dici di quell’enorme albero laggiù?» intervenne Tasso pazzo indicando in un punto lontano a est.
«Un posto vale l’altro» rispose l’anziano del gruppo.
Ci vollero una ventina di minuti per arrivare a destinazione.
«Sono anni che vengo a caccia in queste terre e potrei giurare di non aver mai visto questo albero» affermò Artiglio d’orso, fermandosi con gli altri due selvaggi sotto le fronde dell’enorme albero.
«Di sicuro la memoria ti sta giocando dei brutti scherzi» disse Tasso pazzo, sempre pronto a dire la propria. «Questo albero avrà almeno mille anni, magari è la prima volta che ci si spinge cosi a est.»
«Sarà come dici tu, ma ho una strana sensazione» rispose Artiglio d’orso.
Nel frattempo, Coda di volpe aveva legato i due asini al tronco dell’albero e aveva preso i viveri dalle bisacce.
«Basta parlare. Godiamoci questa meritata pausa e mettiamo qualcosa sotto i denti.»
La gigantesca pianta sotto la quale i tre selvaggi e i due asini si erano riparati, era alta almeno venti metri e i suoi rami erano pieni zeppi di larghe foglie, facendo ombra su un’area che poteva contenere un piccolo villaggio.
Dopo qualche minuto che la piccola compagnia di cacciatori si era messa comoda a consumare il loro modesto pasto a base di strisce di carne essiccata, qualcosa cadde diritta sulla testa di Tasso pazzo.
«Per tutte le fate dei boschi, cosa succede?» esclamò il giovane selvaggio toccandosi la testa nel punto in cui era stato colpito.
«Ma è una mela?» disse Coda di volpe guardando il grosso frutto rotolare in mezzo a loro.
In quello stesso momento, altre due mele caddero a pochi passi da loro.
«Oggi deve essere il nostro giorno fortunato. Non solo abbiamo trovato questo meraviglioso posto all’ombra in mezzo alla prateria, ma adesso questo albero ci sta dando anche da mangiare.» Nel dire quelle parole, Tasso pazzo afferrò la mela e, senza esitare, se la portò alla bocca.
«Fermo lì, imbecille. Come fai a fidarti? Non sappiamo niente di questa pianta» disse subito Artiglio d’orso all’avventato compagno.
«E cosa c’è da sapere. È una dannata mela e io me la mangio. Anzi, se non hai nulla in contrario, dopo mangerò anche la tua.»
Anche Coda di volpe afferrò una delle mele cadute, forse per paura che l’amico potesse rubare anche la sua.
«Ti credi furbo eh?» continuò l’anziano. «Anche se non sono un esperto, non credo che questo sia un albero di mele.»
«Hai detto bene. Non sai nulla di alberi. Magari è solo una specie diversa» disse Tasso pazzo.
«Ti ordino di lasciare quella dannata mela!» insistette Artiglio d’orso.
«Non ci penso proprio!» ribatté il giovane addentando il grosso frutto.
Inizialmente, gli altri due non mossero nemmeno un muscolo, quasi come se si aspettassero che l’amico cadesse morto stecchito con la bava alla bocca.
«Ma è ottima. Mai mangiato nulla di più buono» disse Tasso pazzo con la bocca piena.
«Come ti senti?» chiese subito dopo Coda di volpe con la sua mela tra le mani.
«Come vuoi che mi senta? Davvero dai retta a quel vecchio che ha paura anche della propria ombra?» rispose il selvaggio, spocchioso.
Per Coda di volpe non servirono altri inviti. Ignorando gli avvertimenti del vecchio, si portò anche lui alla bocca il frutto.
«Avevi ragione. È ottima.» disse quasi subito il selvaggio.
A quel punto, anche il vecchio afferrò la mela da terra, ormai sconfitto dalla stupidità dei suoi compagni.
«Bravo!» esclamò Tasso pazzo. «Mangia e sta’ zitto. Dopo mi ringrazierai.»
Ma questo non avvenne mai.
Dopo qualche minuto che i tre selvaggi ebbero mangiato le loro mele, senza nessun motivo, avevano cominciato a ridere a crepapelle, e non si accorsero dei due grossi rami che si stavano abbassando verso di loro.
Coda di volpe e Tasso pazzo furono i primi ad essere afferrati dalle enormi mani legnose e sollevati verso una grossa fessura in alto nel tronco.
Improvvisamente, due occhi rossi di aprirono poco sopra la fessura, e solo allora Artiglio d’orso capì che quello era un volto. Nonostante quella improvvisa consapevolezza, il vecchio non riusciva a fare altro che ridere. Era come paralizzato.
Continuando a ridere, i due selvaggi furono portati fino alla fessura, e uno alla volta furono divorati un morso alla volta. Quando dei due giovani non rimase altro che il sangue sulle grosse mani legnose, fu il turno dei due asini, che sollevati senza sforzo, finirono anch’essi nelle fauci dell’albero.
Per Artiglio d’orso non restò altro da fare che aspettare il proprio turno, ma dopo quel macabro pasto le gigantesche braccia si riposizionarono in alto, ritornando ad essere immobili come rami.
Anche l’effetto delle mele esilaranti svanì e, improvvisamente libero, il vecchio corse via veloce come il vento, lontano da quell’albero mostruoso che lo aveva stranamente risparmiato.








Un po' di me...

Buongiorno e buona domenica Keldorini e Keldorine!
Oggi voglio parlarvi un po' di me.
L'idea di creare un mondo fantasy prende vita già durante il periodo della mia fanciullezza.
Ricordo che uno dei primi regali che ho ricevuto dai miei genitori e che ho gradito tantissimo, fu una scatola di colori a pastello. Ai miei occhi tale scatola rappresentava un oggetto magico dal quale potevo riuscire ad esternare tutta la mia creatività.
Attraverso il disegno e la colorazione, sono trascorsi i miei anni...e l'arte, che sentivo ardere e rifulgere sempre più forte dentro il mio animo, ha avuto oggi pienezza assoluta, spalancandomi le porte di un nuovo, affascinante mondo.
Ed eccomi qui, nelle terre di Keldorania, dove i personaggi, nati dalla mia penna, vivono le loro interessanti e misteriose avventure... dove le creature più originali sorprendono e catturano l'immaginario del lettore.
È un mondo nel quale reale ed irreale s'intersecano e si fondono fra loro, stabilendo un equilibrio perfetto ed unico nel suo insieme.
I racconti, uniti alle immagini, viaggiano in completa e reciproca sintonia e diventano estremamente accattivanti, prendendo sempre più forma ed arricchendosi di nuove figure ed entusiasmanti eventi.
Consiglio vivamente la lettura dei miei racconti presenti sul sito: www.astralfantasyworld.it 
e la visione del mio canale Youtube: 






Dedizione


Scelta


Quante volte nella vita ci siamo imbattuti nel dilemma della scelta?
In realtà la vita stessa è una scelta e il nostro protagonista si trova di fronte ad un bivio importante, un bivio che lo porterà a riflettere, a scoprire i suoi obiettivi, ma soprattutto a far leva sulla sua forza interiore nonché a conoscere profondamente se stesso e le proprie capacità.

Quale strada sceglierà? Non resta che scoprirlo leggendo il racconto “Scelta” sul sito www.astralfantasyworld.it